sabato 16 febbraio 2013

Non si può delegare la guarigione a una sostanza chimica



   Sono le 08:15 e mi trovo nella sala d’attesa di un Padiglione del 2ndo Policlinico. Ci sono poche sedie e resto in piedi. Piano piano i miei occhi vengono assorbiti da quelle pareti un po’ sporche, scorticate, nude e fredde. Altra gente arriva e affolla la saletta. Guardo i loro volti. Gente semplice, del popolo, qualche persona anziana. Passa il tempo, molto tempo, comincio a essere stanca e mi dirigo verso una sedia  che si è liberata. Continuo a guardare quelle pareti orribili e penso: Possibile che non ci siano i soldi per dare una rinfrescata a questi posti? Probabilmente no! E allora i medici non potrebbero autotassarsi? Poche decine di euro ciascuno e qualcuno che si offre volontario x pitturarle? Mi tornano in mente le parole del mio avvocato quando mi ha detto che ho un’anima hippy. Già, ha ragione… Io vedo il mondo a colori, credo nell’amore, nella fratellanza, nella solidarietà…
L’attesa dura circa due ore e poi finalmente entro e mi trovo davanti a 8 giovani medici. Caspita, un team tutto per me. La dottoressa mi chiede come va e le rispondo che non mi sento granchè dopo tutti gli antibiotici che ho dovuto prendere. Le dico ‘Io mi curo con la mente’. Cala un silenzio di tomba, quasi imbarazzante. 
Procedono con l’ecografia, usandomi tipo cavia per fare pratica. Paziente mi sottopongo ai loro tentativi di individuare i vari organi. Finalmente arriva lui, il capo e prende in mano la situazione portando lo strumento avanti e indietro, su e giù sul mio addome e …’Tutto a posto’ dice! Eppure avrebbero dovuto trovare parecchie sorpresine spiacevoli. Allora la mia autocura col potere della mente funziona!!! Stavolta li guardo io con un sorriso ironico. Mi rivesto ed esco. Mi fermo sulla porta, mi giro a guardarli e dico loro ‘State per diventare medici. Dovete trattare i vostri pazienti con empatia e con amore. E’ l’amore che guarisce non le medicine. Non diventate come quei medici freddi, distanti, rigidi, quasi cinici. Chi soffre ha bisogno di attenzione e di conforto.’ Mi guardano un po’ inebetiti e fanno di si con la testa. Mentre vado via, vedo lo sguardo del ‘capo’ che era fuori la porta e aveva ascoltato le mie parole. Mi guarda come se fossi un’apparizione. Sorrido e mi infilo nei corridoi per uscire.
Una volta fuori non ho potuto fare a meno di pensare alla solitudine, alla paura, lo sconforto di quelli che si affidano alle ‘cure’ mediche. Questi ospedali sono, al contrario, molto inospitali. Freddi, sporchi, puzzano di alchol e di medicine. Psicologicamente ti buttano giù. Spesso il personale medico e paramedico è abbrutito, freddo, scostante. A furia di vedere sofferenze ci fanno il callo e rischiano di diventare persone insensibili. Io stessa, in prima persona, ho avuto esperienze atroci negli ospedali, roba da lager.
Vai da un medico e spesso l’unica cosa che sa fare e darti un mucchio di medicine o dirti di operarti. Il medico non considera il paziente nella sua totalità, un insieme di corpo, mente e spirito. Il paziente andrebbe ascoltato, dovrebbe avere una cartella con tutta la sua storia medica. Il medico, dovrebbe anche indagare sullo stato complessivo della persona: salute, alimentazione, movimento, livello di stress, vita affettiva. La malattia nasce sempre prima come somatizzazione di un disagio. Trovo la maggior parte dei medici cosi freddamente razionali.
Quando sono uscita da quella struttura ho cominciato a fantasticare e immaginarmi ospedali che hanno un buon profumo, piuttosto che puzzare di alchol e medicine. Un po’ di aroma terapia. Le stanze invece che essere di color bianco-grigio-sporco…hanno delle scene che rappresentano paesaggi in Natura. Sulle pareti ci sono poster con messaggi motivanti di supporto. Ci sono sale biblioteca dove si possono donare libri da far leggere ai pazienti. Ci sono dei counselor che fanno il giro una volta al giorno per parlare con i malati, per ascoltarli. Il personale sanitario è gentile e ha una targhetta col proprio nome. Ci sono dei volontari che un paio di volte al giorno vanno a visitare i più bisognosi e gli anziani per portar loro un pò di calore. I medici, durante il giro di visite, danno dei consigli, incoraggiano e ogni tanto accarezzano i pazienti. C’è una sala dove si proiettano film per quelli che non sono allettati tutto il giorno e una piccola cappella per pregare.
Un ospedale deve essere un posto accogliente e un medico qualcuno che ti aiuta a guarire. Non possiamo delegare la guarigione a delle sostanze chimiche.
Cari medici e paramedici, vi invito a essere delle persone migliori, a metterci il cuore perché è l’amore che guarisce non la medicina.

Grazie

2 commenti:

  1. Penso che l'amore possa guarire più di una sostanza chimica. Purtroppo sono pochi i medici che curano anima e corpo...anzi senza pretendere che seguino l'esempio di Giuseppe Moscati... è già una fortuna trovare medici che curino il corpo nella sua totalità... purtroppo molti medici si interessano solo del problema specifico...nulla importa se quella medicina danneggi altri organi.

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