sabato 1 settembre 2018

Diario di Viaggio:
L'Ile Rouge  (Madagascar)

Ma si, facciamola questa partenza intelligente, il giorno di ferragosto alle 1500pm. Bus per Roma e aereo alle 2300 per Addis Abbeba. Quattro ore di attesa in aeroporto e poi connessione con Antananarivo. Arrivo non so a che ora....esausta. Sono partita che ero a pezzi e una volta lì, c'era ancora un'ora da fare in pulmino. Siamo in 5 e ci aspetta un lungo viaggio, tante miglia, difficoltà, fatica e, ovviamente, tanta meraviglia. Il Madagascar è la quarta isola più grande del mondo, due volte l'Italia e noi l'abbiamo percorsa da nord a ovest e dall'ovest al sud. Le strade sono dissestate, piene di fossi. Non si riescono a superare i 50kmh. Ci vuole tempo per coprire le distanze. La vita si svolge spesso sul ciglio della strada. La gente percorre miglia e miglia a piedi, da un villaggio a un altro o dal villaggio al mercato. Donne e bambini camminano insieme, loro non si lamentano, spesso non hanno neppure le scarpe. Sul ciglio della strada ci trovi zebù, la risorsa maggiore, un grosso bue con una gobba. La carne di zebù è una prelibatezza ma questo animale serve anche al trasporto di persone, di merce e tante altre cose.  Le galline ti attraversano la strada e se sono nere, ti portano fortuna. La gente ti guarda, ti saluta, sorride. Si, la vita si muove ai bordi delle strade. 
Nei villaggi le capanne sono piccole e con finestre minuscole. In capanna si dorme soltanto, la vita è fuori. I malgasci non hanno industrie, tutto è fatto a mano. Ci sono risaie, coltivano i campi, cercano l'oro o le pietre preziose, fanno artigianato e tanto altro...tutto con le loro mani e la loro fatica. Qui vige il patriarcato. Le donne lavorano tanto, lavano i panni al fiume, crescono i bambini, girano con enormi cesti sulla testa. Non hanno diritto di voto o non hanno diritti affatto. La terra è rossa, un colore bellissimo. Gli abiti dei malgasci, soprattutto delle donne sono coloratissimi, sono i colori della terra, del sole, della vegetazione, del mare....male assortiti ma forti, tipici dell'Afrika. La gente è operosa, lavora tanto, non si lamenta mai. I bambini sorridono. Non hanno giocattoli. A volte ne costruiscono alcuni di fortuna. Per esempio arrotolano degli stracci e ne fanno una palla. E' imbarazzante per un'europea fare i conti con tutto questo. Non patiscono la fame, qui c'è da mangiare ma tutto il resto non c'è e mi verrebbe quasi da dire....Fortunatamente!  No, i malgasci non vivono chiusi nel cemento, vivono fuori, a contatto con Madre Terra.
Le foreste sono bellissime con fauna e flora stupefacente. Ci sono alberi che stupiscono per la loro bellezza. Ci sono i baobab, i grandi maestri dai tronchi enormi che incutono rispetto. Ci sono i lemuri, una specie di scimmia ma molto più carina, dolce, con occhi enormi. Si dice che siano gli antenati delle scimmie e vivono solo in Madagascar. Beh, se voi discendete dalle scimmie, io sicuramente discendo dai lemuri :-) Loro non saltano fra gli alberi, sembra quasi che spicchino il volo. Sentire il lor canto è qualcosa di ammaliante, una suono dolcissimo. 

Ci sono poi i coccodrilli del Nilo e decine di specie di camaleonti. Ci sono le balene che vengono qui a riprodursi per poi tornare al nord. Ci sono farfalle stupende e squali e faine, manguste, insetti e uccelli di ogni tipo e uomini bianchi che vengono a prendersi le ragazzine. Eh già, qualche specie di bestia brutta ci doveva pur essere. I wasaha, come li chiamano, vengono qui e offrono denaro alle famiglie povere in cambio di una ragazzina. Loro accettano, pensando di fare qualcosa di buono per la figlia che, in lacrime, segue lo straniero.
La Natura è stupenda e incontaminata. Ci si sveglia all'alba e si va a dormire poco dopo il tramonto. Si mangia riso, tapioca, mais, verdure, zebù, pollo e frutta come ananas e banane.

Ho camminato varie miglia, attraversato foreste, girovagato su alcune spiagge. Ho abbracciato i baobab, giocato coi lemuri e i camaleonti. Ho parlato con i bambini. Ho mangiato qualsiasi cosa mi portassero sulla tavola. Ho guardato grata albe e tramonti sulla foresta, sulla savana, sull'Oceano Indiano. Ho visto uomini lavorare duramente senza un lamento e donne ancora di più, con bambini al fianco e sulla schiena. Il ciglio della strada è un teatro a cielo aperto dove in continuazione puoi seguire trame di vita.
Che imbarazzo ad essere un'Europea. Siamo gente che vive e lavora nel cemento, che non fa un passo a piedi. Maestri degli sprechi. Genitori di bambini straviziati, quei pochi che facciamo.
Qui, nell'isola rossa di bambini ce ne sono tantissimi. Ogni famiglia ne ha almeno 6. E' una delle popolazioni più giovani al mondo.
E' terzo mondo ma c'è da mangiare e questo allevia il cuore e i sensi di colpa. I bimbi aiutano i genitori nei lavori e vanno a scuola. Ogni giorno percorrono miglia e miglia come gli adulti. I loro sorrisi sono sinceri, se hanno voglia ti cantano anche una canzoncina in francese. Qualche volta ti chiedono una caramella. 
Chissà se questa gente riuscirebbe a sopravvivere da questa parte del pianeta. Vite apparentemente comode ma avvelenate dallo stress. Certo neanche noi sopravviveremmo 3 gg a fare la loro vita.
E penso a quando ci disturbiamo perchè dobbiamo fare un bucato in lavatrice.
La vita di villaggio insegna a cooperare, a condividere. Se stai male non c'è ospedale, chiami lo shamano. Le piante curano quasi tutto e se le piante non ce la fanno, pazienza, si muore. Ti costruiranno una tomba sulla collina e si prenderanno cura dei tuoi resti.

Fratelli malgasci, grazie per tutti i vostri insegnamenti e perdonate questi stupidi e inutili wasaha.

Con affetto, 




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